Per il lancio di Come l’acqua ho coinvolto quattro professioniste speciali: quattro donne che per scelte di lavoro e di vita hanno cose da dire riguardo i temi che affronteremo durante il percorso.
A Myriam Sabolla, alias The Food Sister, ho chiesto di parlare di serenità, e di declinare questo tema nella sua professione: la professional organizer, cuoca, food mentor.
Myriam aiuta le persone a mangiare e cucinare meglio senza impazzire, per far sì che la cucina sia una gioia e non l’ennesima cosa da fare nelle nostre giornate. È la persona perfetta per parlare di serenità in cucina.
Il concetto da cui siamo partite nella nostra riflessione è che abbiamo bisogno serenità anche se non abbiamo tempo per meditare molte ore al giorno. La sfida è trovarla nella vita di tutti i giorni, qualsiasi essa sia.
In Come l’acqua questo tema viene trattato con una pratica di meditazione per sentirsi serene (anche nel corpo), e poi con alcune riflessioni nel quaderno delle suggestioni. La scrittura serve a mettere nero su bianco e a tradurre le sensazioni corporee in parole comprensibili anche dalla mente e dal ragionamento.
Quello che segue è una riflessione fatta mettendo insieme tutti i temi di cui abbiamo parlato nella diretta del 2 dicembre su Instagram.
Essere serene in cucina
Nella giornata di ognuna di noi mangiare (e molto spesso anche cucinare) è un appuntamento a cui è importante non mancare.
È sicuramente vero che il pasto è un’occasione per dedicare attenzione a cosa e come mangiamo, ma è vero anche che spesso l’organizzazione dei pasti, il cucinare e il fare la spesa.
Online troviamo tante formulette magiche – basate sull’astrazione – che ci promettono miracoli di una cucina senza stress ma la realtà è che siamo fatte tuttə in modo diverso, le nostre vite sono tutte diverse, e di conseguenza anche gli approcci alla cucina sono diversi.
Per ottenere il nostro personale metodo, quello che ci fa vivere l’organizzazione, la preparazione e la consumazione dei pasti come un momento buono, dobbiamo fare quasi maieutica. Il percorso verso il nostro metodo può essere lungo e non lineare, a volte anche faticoso (ed è spesso qui che una professional organizer come Myriam ci può venire in aiuto).
[Qui vedo un facilissimo paragone con la meditazione e il trovare il modo personale di meditare, che è il cuore del mio lavoro.]
Se non è sempre facile arrivare al Metodo Perfetto, quello che tuttə però possiamo fare è arrivare a essere organizzatə.
L’organizzazione (ne parliamo anche con Chiara Battaglioni) spesso viene vista come la gabbia della creatività. In realtà lo è solo se noi vogliamo che lo sia, sta a noi decidere fino a che livello essere rigide e quali gradi di libertà lasciare al nostro metodo.
Certo: ci vuole tempo per imparare quali sono le cose che per noi funzionano di più, ci semplificano la vita e ci danno serenità, ma possiamo applicare anche alla cucina le tecniche di consapevolezza che impariamo anche con la meditazione, e con le nostre antenne alzate riusciremo a capire ciò che risuona in noi e ciò che invece possiamo serenamente abbandonare.
L’ansia performativa e il senso di colpa
I due motivi che tolgono serenità in cucina sono
- l’ansia performativa: dai piatti perfetti su Instagram alle trasmissioni televisive di chef, alle mamme e le nonne che cucinavano benissimo
- il senso di colpa per non dedicare abbastanza tempo e fatica alla cucina e ai pasti
Questa è l’epoca dei programmi televisivi in cui cuochi (maschi, quasi sempre) urlano cose indicibili a persone bravissime la cui tremenda colpa è quella di aver impiattato in modo imperfetto un piatto che ci hanno messo ore a cucinare.
E poi, chissà, magari nostra nonna cucinava benissimo, anche se noi non ci siamo mai resə conto che faceva – alla perfezione, per carità – sempre gli stessi sei piatti!
E noi a pranzo abbiamo mangiato un panino con lo stracchino.
Ci sentiamo incapaci perché non abbiamo fatto le lasagne partendo dal grano e rischiamo di pensare che non ci sia una via di mezzo tra la pasta sfoglia fatta in casa (Myriam la fa, ma a lei piace e poi è il suo mestiere!) e il pan bauletto con la sottiletta.
E invece c’è, ed è assolutamente praticabile.
Prendere una scorciatoia non è barare
Ci sono delle scorciatoie che ci possiamo permettere, come i cereali precotti (che hanno subito un processo parboiled) i legumi in scatola, la verdura congelata comprata al supermercato – e questi sono solo pochi esempi, sono sicura te ne verranno altri in mente.
Per arrivare a un piatto nutriente e piacevole non è fondamentale soffrire (ecco il senso di colpa): possiamo serenamente trovare le alternative che ci fanno stare bene con un minimo sforzo organizzativo.
In più l’organizzazione è faticosa solo all’inizio, poi diventa abitudine e noi possiamo provare la serenità di cucinare e mangiare una cosa facile, se necessario anche veloce, e buona.
L’organizzazione in cucina
Cucinare in modo diffuso
Quelle formulette di prima, standard, possono essere adattate a noi, con prove e suggerimenti che arrivano anche da Myriam.
Per esempio il batch cooking, che è uno dei metodi di preparazione del cibo anticipata, non è detto che sia per noi.
Di solito prevede una mega cucinata la domenica, tutto va poi porzionato, messo in frigo o in freezer tutto per avere tutto pronto durante la settimana.
Per Myriam occupare tutta la domenica a cucinare a esaurirsi senza riposarsi non è proponibile, visto che il resto della settimana non è dedicato al relax.
La proposta in questo caso è usare ingredienti che ci possono servire per più piatti, cucinarli una volta solo in quantità elevate e poi avere così materie prime già pronte assemblabili in poco tempo per avere varietà durante i pasti, e meno stress per cucinarli.
Cucinare mentre facciamo altro
I legumi sono perfetti, per esempio, per essere cucinati mentre facciamo altro.
Ci mettono molto tempo ma non richiedono attenzione costante, per cui possono essere lasciati lì mentre facciamo colazione, pranziamo o scriviamo un articolo per il blog (chiedimi come mi è venuta quest’idea…).
L’idea è – come sopra – portarci avanti un pochino alla volta in modo da non dover cucinare tutto da zero a ogni pasto.
Il menu settimanale
L’organizzazione aiuta a gestire il carico mentale e a liberarsene almeno in parte.
Il menu settimanale prevede una decina di minuti (con la pratica anche meno) in cui scegli cosa mangiare per la maggior parte dei pasti della settimana.
Fai una valutazione di
- ciò che hai in frigo e in congelatore,
- gli impegni familiari della settimana,
- l’eventuale tempo (tuo o di qualcun altro) per andare a fare la spesa
- quello che hai voglia di mangiare
Con questi parametri in pochissimo tempo avrai
- idee per i pasti
- la lista della spesa (eventuale)
- un menu settimanale bilanciato nutrizionalmente e sugli impegni della tua famiglia (compresə te)
In questo modo non hai praticamente più il peso di doverti occupare di cosa mangiare: è già scritto, devi solo darci un’occhiata la sera prima e tirare fuori da frigo o congelatore quello che ti serve per preparare in poco tempo ogni pasto.
Non serve che il menu sia per tutta la settimana, puoi certamente anche prepararlo per un paio di giorni, o qualcuno di più, e in più non ti obbliga a seguirlo per forza: puoi invertire i pasti e persino cancellarne, è solo una guida per non doverci pensare volta per volta.
In breve: strumenti per la serenità in cucina
Ciò che ci fa risparmiare tempo:
- la pentola a pressione
- cuocere un po’ di più di quanto mangeremmo e studiare i tipi di conservazione
- gli ingredienti già pronti (cucinati da noi o comprati già così, come i legumi in scatola)
Ciò che ci fa essere più serene:
- abbassare le aspettative. Il giudice interiore è spesso più severo di quello degli altri
- il menu settimanale (o quasi). Per pensare al cibo e al pasto solo quando serve
Seguendo queste semplici linee guida ci possiamo godere di più le pause del pranzo, come momenti di pace e piacere, e non di stress e fatica!
Queste cose, più 50 ricette e tante tante informazioni in più si trovano anche nel libro di Myriam: “Mangia bene, lavora meglio – ricette 100% vegetali per persone indaffarate”
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