Sei una persona molto riflessiva? Così tanto che spesso pensi e ripensi ad un evento che ti è accaduto, costruendoti scenari possibili di passato o futuro, con molti se e tanti potrei o avrei potuto? In questo articolo ti aiuto a capire se e quanto ti serve fare così, e ti do alcune dritte per alleggerire la tua mente in questi momenti di rimuginazione.
Immaginati mentre stai andando a lavorare in auto: sei all’uscita della Fi-Pi-Li a Pisa Nord-est e un tizio ti sorpassa a destra. Tu suoni, lo insulti, lui se ne va.
Arrivi al lavoro nervoso e racconti alla tua collega quello che ti è successo: avresti potuto farti male, rompere la macchina, e l’assicurazione non paga mai abbastanza, a quel punto avresti dovuto pensare di cambiare la macchina prima del previsto. Accidenti a lui.
Durante la giornata ogni tanto ti ritorna in mente il tizio con cui avresti potuto fare un incidente stamattina, pensa se non l’avessi visto cosa sarebbe potuto succedere: avresti perso giornate di lavoro, con la macchina dal meccanico. E chi te le paga quelle?
Poi la sera rientri a casa, racconti alla tua compagna dell’incidente sfiorato: se ti fossi fatto male? Hai rischiato grosso. Se ti fossi fatto male avresti dovuto restare a casa dal lavoro per dei giorni e non avresti potuto dare il tuo contributo in casa anzi: saresti stato sofferente e avresti aumentato il carico per chi vive con te.
Per tutto il giorno ti sei portato dietro le sensazioni, i pensieri, le emozioni di un evento del mattino. E cos’era successo? In realtà niente.
Chi ha una vita piena spesso ha piena anche la testa: di idee, di cose da fare, di pensieri. Sul come svuotare (almeno in parte) la testa dalle prime due ho scritto nell’articolo sul carico mentale, oggi invece vorrei parlarti di quando nella testa stazionano (o vanno e vengono di continuo) pensieri che riguardano eventi del passato, anche molto recente.
Funziona come nell’esempio: succede qualcosa, e tu ci pensi e ci ripensi, ti ci arrovelli, a volte trasformi l’evento dandogli molta più importanza di quella che ha.
Ci rimugini: fai un po’ come fanno le mucche quando digeriscono: loro però hanno più stomaci e hanno bisogno di masticare tanto.
A te rimuginare non serve.
Rimuginare non serve.
Puoi lasciare che lo stesso pensiero stia nella tua testa e si arricchisca di perché e di come mai, e di avrei dovuto, ma non cambierà la situazione presente, né quella futura, e mai che mai quella passata. Ti farà solo perdere tempo e ti occuperà la mente in un’attività logorante. Anche le emozioni che provi sono logoranti e non funzionali, anzi: ti portano in una spirale di ragionamenti che non hanno motivo di esistere perché l’evento ormai si è concluso.
Rimuginando tu vivi nel passato, immaginandoti un futuro che non si verificherà e nel frattempo il presente ti scappa dalle mani.
Come si fa a non rimuginare?
Non è qui che troverai ricette pronte, sarebbe troppo facile e comunque non funzionerebbe. Però qualche suggerimento te lo posso dare.
Quando ti accorgi che stai pensando e ripensando alla stessa cosa fermati un momento, osserva il tuo pensiero senza giudizio e chiediti dove ti sta portando.
TI può essere d’aiuto per migliorare la tua situazione o te stesso? Se la risposta è no, benissimo: ne hai preso consapevolezza e già questo ti dà la possibilità di pensare ad altro.
Non è detto che questo primo passo sia sufficiente per lasciarlo andare per sempre, ma vedrai che almeno per un po’ non ritornerà.
È comunque probabile che dopo qualche tempo tu ti ritrovi di nuovo lì, al tuo pensare: riparti da capo, senza stancarti, senza innervosirti. Consideralo un allenamento.
Sii gentile con i tuoi pensieri
Quando si presentano pensa che arrabbiarti non ti serve per smettere di rimuginare, così come non ti servono i pensieri del passato: piuttosto fatti un sorriso, pensa che almeno te ne sei reso conto, e con pazienza rifletti: mi serve? se non mi serve lo lascio andare.
Pensare è il lavoro della nostra mente, e lei lo fa molto bene. Quello che puoi fare tu, è aiutarla a non pensare sempre alle stesse cose.
Un altro suggerimento che posso darti (da usare in aggiunta alla gentilezza verso se stessi e i propri pensieri) è fare qualcosa di pratico che distolga la tua attenzione. Una passeggiata, accendere la musica e metterti a ballare, funziona molto bene anche il self shiatsu, ad esempio la sequenza di stretching dei meridiani, o qualche altra sequenza di pochi minuti che puoi trovare sul mio canale youtube.
Se l’esercizio fisico non fa per te puoi utilizzare la tecnica di meditazione che pubblicherò in questo blog tra un paio di settimane.
Per finire, ti lascio con un koan buddhista (una storiella, insomma), che parla proprio di questo.
Tanzan and Ekido stavano viaggiando insieme lungo una strada fangosa, sotto la pioggia. Girato un angolo, videro una bella ragazza vestita con un kimono di seta, che non riusciva ad attraversare la strada diventata un’enorme pozzanghera.
“Forza, ragazza”, disse Tanzan senza battere ciglio. La prese tra le braccia e le fece oltrepassare la pozzanghera.
Ekido non disse niente, finché quella sera non raggiunsero un tempio. A quel punto non si potè più trattenere. “Noi monaci non ci avviciniamo alle donne”, disse a Tanzan, “specialmente non a quelle giovani e belle. È pericoloso. Perché l’hai fatto?”
“Io quella ragazza l’ho lasciata lì”, disse Tanzan “Tu te la stai ancora portando dietro?”
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