Raccontati una storia nasce dalla mia passione per le fiabe, per i racconti, per le storie.
Le classiche fiabe, di Andersen per esempio, hanno di solito una morale, uno scopo: vogliono insegnare qualcosa. Molto spesso quel qualcosa, quando riguarda le donne, è intriso della cultura patriarcale. Noi non ce ne rendiamo conto, perché le abbiamo sentite raccontare quando eravamo bambine e non avevamo gli strumenti per analizzarle, ma ora ce ne possiamo accorgere.
E questo è quello che accade negli incontri di Raccontati una storia: si scopre qual è il significato altro delle fiabe che ci raccontavano da bambine e, se ce n’è la voglia, si neutralizza raccontando una fiaba diversa.
I personaggi rimangono gli stessi ma compiono scelte diverse, a volte cambiano forma, a volte di loro resta solo il nome. In un gioco di sliding doors un passo in una direzione alternativa cambia completamente il destino delle protagoniste (perché scelgo sempre donne) e fa sì che da personagge spesso passive diventino artefici del loro destino, spesso eroine ironiche e intelligenti. E non sempre le protagoniste sono quelle che le fiabe originali avevano identificato come tali.
Vecchie streghe indossano ampie vestaglie blu cangianti, giovani ragazze fondano compagnie di teatro, bambine diventate donne compiono un viaggio di autodeterminazione. E chissà cos’altro ci riserverà il futuro, nelle prossime storie riscritte.
In questa puntata speciale di Raccontati una storia ti parlo di come sono arrivata a creare questi seminari e del motivo per cui sono anche dei podcast, di come li preparo e di come si svolgono. C’è di mezzo anche una specie di ossessione per le storie, una nonna, Quentin tarantino e il patriarcato. Non ti dico altro, se no ti spoilero il finale.
Raccontati una storia esce il 7 e il 21 di ogni mese, lo trovi su tutte le piattaforme di podcasting.
Se vuoi puoi partecipare anche tu.