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Siamo (tendenzialmente) animali sociali. Appena entriamo in contatto con nostri simili, tendiamo a fare gruppo. Ci sono gruppi fluidi e gruppi fissi, gruppi che si formano per affinità (le amicizie, per esempio) e gruppi che si formano per convenienza o opportunità (per fare un’attività insieme, per ottenere prezzi migliori o per andare più velocemente verso un obiettivo comune).

Il Ruolo di Leader

In modi e tempi diversi, nei gruppi emerge una persona che farà da leader. A volte chi è leader lo è sempre, altre volte la leadership passa da persona a persona a seconda della situazione o degli eventi. A volte chi è leader si comporta in modo dispotico, altre volte invece no.

Se coordini un gruppo, se sei capa o capo di qualcuno, se hai la responsabilità di gestire o decidere per altre persone, anche tu sei una leader.

Leader si nasce?

A volte le persone sono leader naturali. Se lo sei lo sai: nei gruppi sei tu quella che a un certo punto dice: “basta, è ora di prendere una decisione”, elenca le possibilità, i pro e i contro e fa in modo che venga presa.

A volte si diventa leader per decisione di altri leader. Per meriti, per avanzamento di carriera, per anzianità, perché serve un capro espiatorio.

Che tu “lo naqui”(cit) o no, è importante sapere cos’è, cosa fa, e che opportunità ci sono per chi è leader oggi.

La foto probabilmente è stata fatta ad una manifestazione. Al centro una mano che mostra un cartello: "do not wait for leaders, become them" (non aspettare un leader, diventalo) Sullo sfondo, un semaforo con la luce verde accesa crea un controluce

I Tre Modelli Classici di Leadership

Storicamente ci sono tre possibilità per essere leader: li chiamerò impropriamente leader-capo, leader-amico e leader-coach. Vediamoli insieme

Leadership Autoritaria (quando leader è capo)

Prendi ad esempio Miranda Priestly de “Il diavolo veste Prada”: la leader-capo.

Miranda non chiede il parere di nessuno, decide sempre come vuole lei, è fortemente temuta. Dà ordini senza spiegarne le motivazioni e non tollera gli errori.

Detta così sembrerebbe che questo tipo di leadership sia terribile e da evitare come la peste, ma dipende (come sempre).

In contesti di emergenza (pensa anche solo in sala operatoria), non avrebbe senso un altro tipo di leadership. Non c’è tempo per chiedere il parere a ogni persona presente sul cosa fare o non fare, o dare la possibilità a un infermiere di decidere quale strumento deve passare al chirurgo:

“Bisturi!”

e immediatamente il bisturi deve essere nella tua mano, senza indugi.

Un gruppo con a capo una persona così è veloce nel prendere le decisioni, ha una direzione sempre chiara, e spesso è estremamente produttivo.

Dall’altra parte tutta la responsabilità ricade su chi è al comando (che poi se la prenda con i suoi “sottoposti” è un altro discorso), il gruppo non ha alcuna motivazione all’innovazione ed è completamente dipendente.

Leadership Permissiva (più che un capo…un amico)

Questo tipo di leadership è proprio dalla parte opposta della prima.

Mi viene in mente Jack Sparrow, da “I pirati dei caraibi”. Lui dà ben poche direttive, e la sua ciurma fa un po’ quello che vuole, e gli effetti sono…interessanti.

Con leader permissivi il gruppo ha ampia (piena) libertà anche decisionale, non riceve indicazioni operative, gli errori non vengono corretti.

Spesso questo tipo di leadership è incarnato da persone di poca esperienza o che non si ritengono adatte al ruolo, e per questo tendono a delegare anche il compito di essere guida che dovrebbe essere proprio di chi è leader.

Anche qui le cose però non sono tutte negative: se il gruppo è composto da persone autonome e di grande esperienza si crea un ambiente rilassato e fertile di creatività, perché niente viene imposto né vietato.

Se però il gruppo non è autonomo si crea facilmente disorganizzazione e difficoltà a raggiungere gli obiettivi. Il gruppo non cresce e non crescono nemmeno le persone al suo interno.

Leadership Democratica (capo come sostegno, motivazione, ascolto)

La virtù sta nel mezzo, diceva non so bene chi.

Insomma, non esattamente. La leadership democratica è quella che richiede più coinvolgimento da parte di tutte le persone che appartengono al gruppo.

In contesti in cui la leadership è democratica le decisioni vengono prese insieme, condividendo informazioni e in parte anche responsabilità.

Chi è leader promuove la partecipazione di tutto il gruppo e ne ascolta i contributi. Si preoccupa che le persone tra loro abbiano buone relazioni senza però mettere in secondo piano i risultati. Il suo ruolo è di supporto al raggiungimento degli obiettivi comuni.

In questo modo il gruppo è molto coinvolto, e le decisioni prese sono più ricche.

L’altra faccia della medaglia è che gestire in questo modo un gruppo è complesso, in più i tempi per decidere e arrivare alle conclusioni spesso si allungano, visto che è richiesta la partecipazione di ogni persona.

Qual è la capa o il capo perfetto?

È quella persona che sa adattare il suo stile di leadership al gruppo e alla situazione. Facile, no?

Per farlo, dovrai affinare le tue competenze di

  • ascolto attivo
  • facilitazione delle relazioni e della comunicazione
  • delega

per creare gruppi o squadre che lavorino bene insieme e si sentano responsabilizzate rispetto alle aree di loro competenza.

In generale, a meno che tu non sia nell’esercito o in una sala operatoria, la leadership autoritaria non ha molto senso di essere impiegata. Genera persone scontente e frustrate, che hanno paura di esporsi e non intendono prendersi responsabilità. Potrà però essere necessario, in alcuni momenti, usare il tuo stato dell’Io Genitore per gestire una situazione complessa e in cui la velocità è fondamentale.

Ci saranno situazioni in cui potrai lasciare che sia il gruppo a prendere decisioni, come accade nella leadership permissiva, e in questo caso energizzerai il tuo stato dell’Io adulto e anche quello delle persone nel tuo team.

Comunque per la gran parte del tempo la tua leadership sarà più simile a quella democratica.

La leadership distribuita

Con team ben formati, in cui si sta bene e non si ha paura di esprimersi tra membri e con chi è leader, quando ogni persona è estremamente competente e autonoma nel suo campo, si può utilizzare la leadership distribuita.

Questo modello di leadership si basa sulla condivisione e distribuzione delle responsabilità, anziché sul comando e controllo da parte di una singola persona. Il potere decisionale e le funzioni di guida vengono divisi tra più membri del team, in base alle competenze e ai ruoli. L’obiettivo è sfruttare al meglio le diverse abilità e promuovere l’autonomia e l’empowerment di tutto il gruppo.

In questo caso quindi non è presente un unico punto di comando, la delega è altissima, le responsabilità e i meriti sono condivisi.

Sono previsti frequenti momenti di incontro perché tutto il team sia sempre al corrente delle decisioni che vengono prese e sia possibile individuare in modo tempestivo i problemi, per risolverli e cambiare rotta.

La gestione degli errori nella leadership distribuita

Il potere decisionale e la responsabilità del successo del progetto sono condivisi, e di conseguenza è condivisa anche la responsabilità degli errori.

In questo contesto gli errori (che sono inevitabili) sono visti come opportunità di apprendimento e miglioramento, piuttosto che come fallimenti. Vengono affrontati e risolti da tutto il team in modo attivo, con l’obiettivo di comprendere le cause e trovare soluzioni condivise, non di trovare e punire il colpevole. Il feedback è incentivato perché sia usato in modo importante, tempestivo e orientato alla soluzione.

L’ambiente che ne risulta è prolifico di idee innovative e creatività, perché si sa che si può sperimentare e sbagliare, senza paura di punizioni.

Questo tipo di leadership potrebbe essere scambiato per quella permissiva, le grandi differenze sono nella condivisione della responsabilità e nella gestione degli errori. Inoltre è fondamentale una grande competenza sia pratica che emotiva da parte di tutte le persone del team, per poter affrontare ogni situazione nel migliore dei modi, tenendo sempre ben presente gli obiettivi comuni.

È importante anche la competenza emotiva, cioè la capacità di comprendere e incanalare nel modo corretto le proprie emozioni, perché in team come questi c’è grande condivisione anche di feedback, che sono azioni ad alto coinvolgimento emotivo.

Gli Stati dell’Io che sono utilizzati in questi contesti sono tutti e tre, e vengono integrati lasciando emergere uno o l’altro nei momenti appropriati: il Genitore (con la compresenza dell’Adulto) quando si prende una decisione in un momento delicato, il Bambino quando ci si permette di sperimentare (ma si mantiene la responsabilità Adulta), e l’Adulto che ascolta gli altri due e agisce con emozioni, comportamenti e pensieri legati al qui e ora.

Cosa ne pensi di questi tipi di leadership? Sei una leader democratica, permissiva o autoritaria? E hai mai avuto esperienze di leadership distribuita? Mi interessa la tua opinione!

(Foto di rob walsh)